Sevdah è il nuovo album dei Mombao, disponibile dal 21 aprile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale, distribuito da AWAL.
I singoli Rasti e Bakchalarde hanno posto le basi per la presentazione del primo album dei Mombao.
Davanti alle sfide della contemporaneità, i Mombao vedono una via, una possibilità di mutamento e rinascita: la volontà di imparare la fotosintesi dalle piante, integrarla con intelligenze artificiali che ci aiutino a prenderci cura degli equilibri, parlare con gli animali, trovare un linguaggio comune a tutta l’umanità. Il duo si discosta dalla narrazione apocalittica e distopica predominante per immaginare altri futuri possibili in chiave solar punk. Il disco è un vero e proprio incontro fra culture: l’umano incontra l’altro umano, il vegetale, l’animale e la macchina.
I Mombao hanno da sempre dato piena dimostrazione di sapere cosa significhi davvero sperimentare: voci effettate, contaminazioni, canti popolari che si trasformano in brani techno, ricerca sonora e ritualità si fondono generando un disegno chiaro, unico nel panorama attuale. Un’esperienza che parte dall’ascolto e culmina nella più totale immersione di mente e corpo, passando per correnti che sfiorano gli strati più profondi di ognuno di noi.
Alcuni brani sono canti popolari dell’est europa pesantemente ibridati con voci artificiali, altri sono canti turchi trasformati in chiave techno, altri sono canti yoruba nigeriani, altri ancora ibridano canzoni originali con strumenti gnawa marocchini, cercando di comunicare l’emozione di quelle parole che nella nostra lingua non esistono ma che riescono comunque a toccare le viscere di qualunque cultura.
"Sevdah" è una parola bosniaca di origini persiane che significa “affondare consapevolmente nella malinconia fino a raggiungere uno stato di grazia e poesia”. Parola che il duo ha scoperto durante un tour nei balcani e che esemplifica la sensazione di esser sradicati, che a volte si prova in mancanza di una ritualità condivisa che sia di supporto nel dar significato a questi tempi complessi fatti di cambiamenti.
"Mombao è un progetto fortemente performativo e la traduzione di quel linguaggio in un supporto discografico è stata una sfida che ha preso strade diverse in base alle necessità dei brani che affrontavamo: a volte si sono trasformati in canti chiesastici, come robot che pregano in una cattedrale di un metaverso abbandonato, un culto nell’etere di un mondo post-internet, a volte sono diventati brani techno mediorientali, lunghe suite a la Floating Points in cassa dritta, altre volte abbiamo preferito sederci uno di fronte all’altro nella stessa stanza e suonare insieme, in presa diretta, per provare a carpire quel qualcosa di sottile che avviene quando suoniamo insieme.
Abbiamo provato a rappresentare quello che abbiamo imparato viaggiando e suonando in Marocco e nei Balcani, provando ad usare la musica come uno strumento per raggiungere qualcos’altro, accelerando la velocità, dilatando le strutture, cercando di prendere le decisioni facendo affidamento sull’effetto che certe frequenze facevano ai nostri corpi. In studio abbiamo ballato, in studio abbiamo pianto".
[Mombao]
|