PLANET OPAL Elettronica cromatica, batteria dritta e nuvole micro-wave
Autentica rivelazione dell’elettronica italiana, i Planet Opal si ispirano alle scene post-punk e post-disco per ricodificarle in chiave sound-system. Nel novembre del 2021 pubblicano l’album d’esordio “Cartalavonu” e, da quel momento, i loro suoni cromatici ed il loro batterismo esuberante li hanno condotti sui palchi di tutta Italia: MI AMI, Sherwood, Sud Est Indipendente, Mag Festival, Villa Ada (insieme a Pendulum), Next Please (in apertura a Calibro 35 e Dj Khalab) e ancora il MENT Festival di Ljubljana dove i direttori artistici della venue K4/Zorica notano i ragazzi per invitarli immediatamente a suonare per loro. Ma non finisce qui, Cosmo li scopre li e invita ad aprire i suoi concerti di Padova e Lignano Sabbia d’Oro, nel mentre Giorgio Assi e Leonardo de Franceschi partecipano al Mondo Festival di New York, dimostrando che la loro proposta musicale ha tutti i crismi dell’internazionalità.
Il comitato organizzatore degli eventi di Novi Sad (Serbia), Capitale della Cultura Europea 2022, invita i Planet Opal a suonare nella città balcanica. Il loro anno favoloso si chiude con le aperture per i Niños du Brasil al Magnolia di Milano e per Populous nella loro Bergamo.
L’orbita dei Planet Opal gira ancora nel 2023, suonando 24 concerti tra cui il Goa Boa Festival in apertura a Peter Hook dei Joy Division e New Order, Apolide Festival, Woodoo Festival e si sono anche esibiti in giro per l'Europa tra cui una data in Macedonia ma soprattutto sono stati ospiti dal prestigioso festival Transmusicales di Rennes e del rinomato club Fuse di Bruxelles. Il 2024 si inaugura nel migliore dei modi, una doppietta di aperture agli olandesi Yin Yin al Kino Siska di Lubiana e al Mocvara di Zagabria.
Nel maggio 2023, i Planet Opal pubblicano “46AB081222 / Do We Know Time?”: un EP di due tracce dove la relazione tra lato A e lato B è più che mai esplicita.
“46AB081222” rappresenta il lato più caotico ed estremo dell’EP, con una bassline di moog che si arrotola attorno ad un campione di voce che recita parole e numeri da delle note dell’Iphone, note scritte un giorno e mai rilette.
“Do We Know Time?” invece pone una domanda esistenziale mentre si gioca il livello finale di un videogame con i sensi annebbiati dalla ketamina. I bpm scendono e la bassline rimane vaga, muovendosi dispari nello spazio quadrato dell’ecosistema sonoro del brano, mentre il sample vocale riporta alla realtà prima di scaraventarci di nuovo tra le lenzuola alle 9 di mattina di ritorno dal club.